
Ulcera corneale nel cane: con il PRP in collirio c’è una nuova frontiera
L’ulcera corneale nel cane è evenienza frequente in tutte le razze. Di origine soprattutto traumatica, è particolarmente dolorosa per il paziente e può, se non trattata in modo corretto, aggravarsi fino ad arrivare alla perdita dell’occhio.
In questo articolo mettiamo in evidenza come, la medicina rigenerativa sia applicabile con successo in forme anche gravi, attraverso l’utilizzo di gocce oculari appositamente preparate.
Contenuti
Ulcera corneale nel cane
L’ulcera corneale è una lesione molto dolorosa dell’occhio. Può essere più o meno profonda ed estesa a seconda della causa che la provoca.
La cornea è la parte esterna dell’occhio e necessita di essere perfettamente pulita, trasparente e senza macchie affinché l’occhio possa vedere.
E’ un po’ come quando hai gli occhiali: se sono puliti e senza graffi vedi bene… altrimenti fai fatica.
E’ una vera barriera tra la parte interna dell’occhio e l’ambiente esterno.
Quando è sana, se la osservi non dovresti vederla.
Ecco perché una minima opacità, macchia, riga o segno che si percepisce sulla cornea va immediatamente indagata e fatta controllare dal veterinario.
La tempestività nella diagnosi è fondamentale soprattutto per la prevenzione di complicanze di tipo batterico che potrebbero portare ad infezioni più gravi, fino alla cecità.
Cause di ulcera corneale nel cane
La più frequente è certamente quella traumatica e da corpo estraneo. Nella stagione estiva, molto frequenti sono le ulcere da spiga di graminacea (forasacco).
Anche le sostanze caustiche potrebbero essere una causa.
Esiste inoltre una certa predisposizione di razza.
I cani brachicefali hanno la tendenza ad avere:
- l’occhio più “secco“ a causa di una conformazione esasperata del cranio che porta ad un’aumentata evaporazione delle lacrime.
- Il globo oculare è più sporgente, oppure ingrossato e quindi maggiormente esposto ai traumi esterni.
- Spesso sono affetti da entropion, ectropion, ciglia ectopiche, patologie che creano un danno continuo alla cornea, per una difettosa conformazione delle palpebre.
Altre patologie predisponenti possono essere:
- diabete mellito,
- herlichiosi,
- patologie autoimmuni,
- raramente parassiti quali la Dirofilaria spp,
- lesioni autoinflitte per problemi comportamentali,
- danni neurologici ecc.
Come si manifestano le ulcere corneali? Vediamo i sintomi nel cane.
Il primo segno di un’ulcera corneale è il dolore. Il paziente normalmente tiene l’occhio chiuso, si gratta con la zampa e si strofina contro le superfici.
Inoltre, l’occhio può presentarsi gonfio, la cornea opaca, con macchie più o meno estese.
I sintomi dipendono dall’evoluzione della lesione: se è acuta, è molto più dolorosa; se cronicizza, tende ad essere meno fastidiosa, ma è altrettanto pericolosa.
L’epitelio corneale è innervato da numerosissime branche nervose del trigemino. Tali terminazioni perdono il loro involucro mielinico man mano che penetrano in profondità nell’occhio.
L’epitelio superficiale, dunque, è più sensibile dell’endotelio profondo e quindi le lesioni più superficiali risultano molto più dolorose rispetto alle più profonde.
Il dolore, quindi, è un buon metodo per valutare da quanto tempo è presente la lesione e la sua gravità in termini di profondità.
Ulcere corneali nel cane: quali conseguenze?
Un’ulcera non trattata può portare ad infezione batterica secondaria, con possibilità di perdita della vista o, in casi più gravi, anche dell’occhio.
Inoltre, è estremamente dolorosa per il cane.
Classificazione delle ulcere corneali.
Le ulcere possono distinguersi a seconda della loro gravità.
- Semplici, o superficiali: quando coinvolgono solo l’epitelio superficiale della cornea.
- Complicate: se coinvolgono anche lo stroma (vedi immagine sotto) e possono essere una complicanza di un’ulcera semplice che non riesce a guarire. Si manifestano come piccole depressioni, macchie o discontinuità della cornea.
- Collagenasiche: sono ulcere complicate. Il collagene, il principale componente dello stroma, viene digerito da enzimi di produzione batterica, presenti nelle lacrime.
Il fenomeno può avvenire anche in poche ore dall’avvenuto trauma e si manifesta come una patina biancastra sull’occhio.
Trattamento tradizionale delle ulcere corneali: qual è la terapia?
E’ importante ricordare che, non appena ci si rende conto di un problema agli occhi del cane, è necessario affidarsi subito alle cure di un medico che sappia valutare in modo preciso la situazione.
Infatti, se è vero che normalmente un’ulcera non infetta ha dei tempi di guarigione variabili dai 5/7 giorni, è anche vero che tale periodo è determinato dalla scelta del trattamento e dal motivo causale.
E’ fondamentale, infatti, individuare la causa predisponente (corpi estranei, conformazioni palpebrali difformi, ecc): se non si elimina la causa, la guarigione non potrà avvenire.
La terapia consiste nell’applicazione di colliri a base di antibiotici anche se non c’è contaminazione batterica, proprio per evitarne l’insorgenza. Qualora invece fosse presente una complicanza batterica, è necessario individuare il farmaco più idoneo.
Sono da evitare farmaci a base di corticosteroidi, che potrebbero aggravare la situazione, predisponendo l’occhio a infezioni e ulcere collagenasiche.
Per il dolore è indicato utilizzare colliri a base di Atropina che ne riducono temporaneamente l’intensità.
In alcune situazioni di particolare gravità può risultare utile effettuare una tarsorrafia, intervento che chiude chirurgicamente le palpebre dell’occhio interessato, parzialmente o totalmente, per consentire una maggior protezione.
PRP: un trattamento complementare delle ulcere corneali.
Il Plasma Ricco Piastrine o PRP è noto per essere un preparato efficace nella accelerazione della guarigione dei tessuti, grazie alla grande concentrazione di sostanze chiamate Fattori di Crescita (Growth Factor, GF), presenti al suo interno.
Da un semplice prelievo di sangue, si riesce ad ottenere un concentrato di piastrine, che deve avere delle caratteristiche particolari di qualità e quantità cellulari.
Dalla qualità del PRP ottenuto, dipende l’efficacia del trattamento.
L’utilizzo del PRP nel trattamento delle ulcere corneali comprende la forma in Gel, da applicare come un piccolo disco del tutto simile ad una lente a contatto, oppure sotto forma di gocce oculari, a mo’ di collirio.
Affinché il PRP possa diventare una terapia di routine nelle ulcere corneali, occorre che il medico veterinario sia in grado di prepararlo personalmente in modo da rendere la terapia:
- poco costosa,
- semplice da preparare.
I vantaggi del PRP nel trattamento delle ulcere corneali
Le ulcere dell’occhio necessitano di una risoluzione il più possibile veloce, al fine di evitare la contaminazione batterica che potrebbe far aggravare la malattia.
Inoltre, la guarigione dovrebbe essere priva di cicatrici, al fine di poter mantenere la trasparenza della cornea e la completa visione.
Il PRP in gocce oculari, insieme al trattamento antibiotico e antidolorifico, può:
- accelerare la riparazione tessutale,
- ridurre l’infiammazione e, di conseguenza,
- ridurre notevolmente la densità ed estensione della cicatrice.
In medicina umana, in effetti, le applicazioni di colliri a base di PRP autologo (cioè derivante dallo stesso soggetto che riceve il trattamento) sono piuttosto frequenti con risultati soddisfacenti non soltanto in caso di ulcera corneale, ma anche per la sindrome dell’occhio secco, cheratiti neuropatiche e, più in generale, nelle patologie di superficie dell’occhio.
Il suo utilizzo si è dimostrato efficace e privo di complicazioni anche nella riduzione delle recidive in caso di ulcere ricorrenti. [2]
PRP in gocce oculari: uno studio sulla sua preparazione ed efficacia.
Come abbiamo visto, sarebbe necessario riuscire ad ottenere una procedura standard per la preparazione di questi trattamenti, affinché possano diventare di routine nella pratica medica.
Uno studio dell’Università di Messina [1] si è posto lo scopo di ottenere gocce oculari di PRP che fossero:
- un prodotto di alta qualità,
- sicuro,
- stabile,
- non costoso nella preparazione,
- non derivato da kit di separazione commerciali.
La difficoltà nella preparazione delle gocce risiede soprattutto nella messa a punto del miglior metodo di centrifugazione e conservazione del preparato ottenuto.
L’utilizzo di sangue autologo è sempre preferibile al fine di ridurre i possibili effetti collaterali, ma non sempre è possibile, soprattutto in animali di piccole dimensioni.
Lo studio ha cercato di ottenere un PRP che avesse:
- una concentrazione piastrinica che fosse da 2 a 8 volte superiore a quella base,
- un numero di cellule mononucleari, neutrofili ed eritrociti, non troppo elevato.
Questo, per avere la miglior risposta terapeutica e per ridurre al minimo la possibilità di infiammazione che queste cellule invece tendono ad indurre.
Sono stati quindi valutati diversi metodi di centrifugazione e di conservazione, con conta cellulare del preparato conservato a 4° C dopo 1, 2, 3 giorni, poi posto a -20°C e ricontato a 7, 14 e 30 giorni.
La valutazione clinica è stata fatta su due cani ed un gatto, con cheratite ulcerativa unilaterale.
Il PRP utilizzato è stato omologo (stessa specie, diverso soggetto) per i cani e eterologo (diversa specie) per il gatto.
Per il gatto non è stato possibile effettuare un prelievo che avrebbe necessitato di sedazione, controindicata con la sua condizione di salute.
Soggetti trattati con PRP per ulcera corneale
I pazienti sono stati:
- Boxer maschio di 3 anni, con cheratite ulcerativa cronica traumatica all’occhio destro, già trattata per una settimana con antinfiammatorio e terapia antibiotica, ma senza miglioramento.
Il trattamento con PRP in gocce è stato ripetuto 2 volte al giorno per 15 giorni. - Yorkshire Terrier femmina intera con ulcera cronica da difetto epiteliale, aveva già avuto 2 episodi di recidiva in 15 giorni. Il trattamento con PRP è stato protratto per una settimana, due volte al giorno.
- Gatto maschio castrato, con ulcera corneale infetta, conseguente ad un fatto traumatico, perpetuato per almeno una settimana. Le gocce oculari di PRP sono state instillate per 15 giorni due volte al giorno, associate a trattamento antibiotico.
Risultati della preparazione delle gocce oculari di PRP.
Dai vari protocolli utilizzati, che sono sintetizzati qui sotto, è emerso che:
Il test 7 è stato quello che ha dato i migliori risultati:
- il numero delle piastrine oscillava tra 590 x 103/µL and739 x 103/µL;
- la morfologia cellulare è stata mantenuta, con una percentuale di inattivazione e frammentazione cellulare molto bassa;
- eritrociti e globuli bianchi sono risultati assenti;
- alla conservazione il preparato si è mantenuto inalterato fino al 14° giorno. Al 30° invece non è stato possibile effettuare alcun controllo, per la presenza di agglomerati e frammenti cellulari.
Gli altri test non sono stati soddisfacenti: in particolare, nonostante il numero delle piastrine risultasse aumentato, la loro morfologia era alterata con parti frammentate o aggregate.
Inoltre, il campione presentava un alto numero di cellule rosse e bianche, tale da non consentire l’utilizzo.
I campioni dunque non sono stati sottoposti a conservazione.
Risultati terapeutici dell’applicazione delle gocce oculari.
Nei tre casi valutati, la tollerabilità del trattamento è stata ottima, con rapido miglioramento delle lesioni.
Inoltre, nessun animale ha mostrato effetti collaterali avversi.
Nel primo caso, il Boxer, dopo 7 giorni di trattamento, la visita ha messo in evidenza la netta riduzione di:
- edema corneale,
- vascolarizzazione,
- scomparsa di cheratoconi.
Dopo 15 giorni, i vasi della superficie corneale erano scomparsi, mentre permaneva un lieve edema nella parte centrale della cornea.
Nel secondo caso, lo Yorkshire Terrier, dopo 7 giorni, il test della fluoresceina risultava negativo, con totale guarigione della lesione.
Nel terzo caso, il gatto non ha mostrato miglioramenti significativi al primo controllo dopo 7 giorni, mentre al 15° giorno l’edema e la vascolarizzazione risultavano decisamente migliorati.
In questo caso, la terapia è stata protratta per un mese e il risultato ottenuto è stato una guarigione completa del tessuto corneale, pochi vasi nella zona limbica e un leucoma nella parte centrale della cornea.
Conclusioni dello studio.
Il PRP è una preparazione nota per la sua efficacia nell’accelerazione dei processi di guarigione dei tessuti.
Esistono diversi metodi di preparazione del concentrato, anche sotto forma di kit commerciali comodi e pronti all’uso, ma che hanno comunque dei limiti dal punto di vista economico e che non sempre consentono un buon controllo del risultato ottenuto.
In questo studio si è messo in evidenza la possibilità di ottenere un concentrato piastrinico in formulazione di gocce oculari che potesse essere di alta qualità, stabile ed economico.
Nell’esperienza degli autori, è stata la temperatura di conservazione ad influenzare maggiormente il risultato:
- la preparazione refrigerata a +4°C è risultata efficace fino alle 24 ore, mentre dopo 72 si è evidenziato un coagulo. Il campione dunque non si è conservato.
- A -20°C il campione ha mostrato variazioni solo dopo 30 giorni.
In base a queste osservazioni, si ritiene di sconsigliare la conservazione per lungo tempo.
Lo studio ha inoltre messo in evidenza l’efficacia del trattamento del PRP in oftalmologia veterinaria, che è risultato un prezioso e valido aiuto nella guarigione delle ulcere corneali.
Il numero limitato di animali trattati e il breve periodo di follow up sono sicuramente un limite di questa ricerca, ma deve essere interpretato come uno stimolo ad effettuare maggiori sperimentazioni in questo ambito.
L’auspicio è che l’utilizzo del PRP possa entrare nella pratica clinica di routine, anche in questo ambito.
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Bibliografia:
- Platelet Rich Plasma Eye Drops: Preparation, Storage and Clinical Use in Dogs and Cats.Preliminary Results
-
Autologous Platelet-rich Plasma Eye Drops in the Treatment of Recurrent Corneal Erosions
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